Inter, intensità ed efficienza offensiva: il Derby è tuo!

Milan vs Inter / Gattuso vs Spalletti: vince l’esperienza

Il Derby di Milano si è giocato contrapponendo due compagini in momenti storici stagionali diametralmente opposti. Da una parte c’è il Milan, rinvigorito dai mirati acquisti di gennaio, con al timone un Mr. Gattuso voglioso di far bene e che sembra aver trovato la chiave di volta per sostenere le sue idee ed incamerare una serie di risultati utili consecutivi che l’ha portato tra le prime posizioni della classifica. Dall’altro lato invece l’Inter in piena crisi, orfana dell’ormai ex capitano Icardi, ed in chiara crisi di identità viste le recenti opache prestazioni, tra cui l’uscita di scena dall’Europa League, contro ogni pronostico. Con questi presupposti, le due milanesi si sono affrontare in una gara che aveva tutto il sentore di essere crocevia del finale di stagione.

Il Milan affronta la gara con il previsto un 1-4-3-3 con interpreti scontati e, potenzialmente, ampiamente studiati dalla compagine avversaria. L’Inter gioca sulla duttilità tattica dei singoli elementi e Mr. Spalletti vara un 1-4-3-3 molto duttile che si trasforma in 1-4-1-4-1 in non possesso ma che diventa 1-4-2-3-1 in fase offensiva.

In quest’ottica due i dati fondamentali da analizzare per comprendere nel complesso l’andamento della gara e le motivazioni per cui una squadra in forma come il Milan sia caduta così nettamente sotto i colpi di quella che fino a pochi giorni fa era una sterile ed inerme Inter.

Intensità di pressing

Il Milan è una compagine che tende a costruire dal basso consolidando il possesso della palla tra il primo ed il secondo terzo di campo per poi sviluppare centralmente cercando la punta Piatek incontro tra le linee o le due ali Suso e Calhanoglu sulle mezze posizioni. Sulle corsi esterne sviluppano in catena cercando la mezzala in ampiezza, di solito Paqueta a sinistra, per poi lavorare con l’ala di parte internamente e l’esterno basso in proiezione offensiva. Tutto questo ovviamente presuppone che il portatore palla nel primo terzo superi agevolmente la prima linea di pressione avversaria. L’Inter ha sviluppato un’intensità di pressione di 22.2 nel primo tempo e 12.6 nel secondo aggredendo sempre alti gli avversari e mai agevolandone lo sviluppo della manovra. Se il Milan cercava di sviluppare gioco sulla corsi sinistra, il portatore palla veniva aggredito dall’esterno offensivo di parte (Politano) con la punta (Martinez) pronto al raddoppio o ad aggredire il sostegno. Il Milan apriva in fascia la mezzala (Paqueta) portando dentro al campo l’ala di parte (Calhanoglu), entrambi gestiti dall’esterno basso di parte in pressione ultra-offensiva (D’Ambrosio) e dall’interno destro interista (Brozovic). Il vertice basso (Kessie) veniva oscurato dalla pressione costante dell’altro interno/trequartista nerazzurro (Vecino). Il rimanente centrocampista (Gagliardini) si predisponeva in marcatura preventiva sul diretto avversario in zona (Bakayoko) e l’esterno offensivo opposto (Perisic) stringeva il campo pronto ad uscire sull’esterno basso di destra (Calabria) su un rapido giropalla avversario.

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Situazione molto similare si creava su eventuale giropalla sul versante opposto con tutti gli elementi, sostegni ed appoggi, preventivamente controllati dagli uomini in zona, sempre su linee d’anticipo a mai remissivi rispetto all’avversario.

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Questo atteggiamento costringeva la retroguardia milanista a dover forzare necessariamente la giocata in verticale per cercare di superare la prima pressione. In questi casi i rossoneri cercano l’imbucata tra le linee per il movimento incontro della punta centrale (Piatek). Anche questa soluzione era stata ampiamente arginata a priori dall’oculato assetto tattico di Spalletti con i due centrali difensivi (Skriniar – De Vrij) che, a seconda della zona d’azione del centravanti polacco, lavoravano in anticipo e copertura.

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Nel secondo tempo, ampiamente in ritardo visto che lo scacchiere tattico era già chiaro dopo soli 3 minuti di gara, Gattuso ha riscritto lo schieramento dei suoi inserendo Samu Castillejo e passando al 1-4-2-3-1, rapidamente arginato da Spalletti con l’abbassamento ulteriore del vertice basso del centrocampo (Brozovic) a gestire l’avversario in zona, senza più lavorare in copertura alle due mezzeali.

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L’oculatezza nelle scelte difensive ha portato l’Inter ad essere più efficace della controparte in ogni aspetto dai tackle (6 a 5), ai palloni intercettati (49 a 33), alle spazzate (24 a 18) e addirittura nei passaggi concessi per azione difensiva (16.7 a 12.9)

Azioni offensive / zone di sviluppo

L’Inter ha sviluppato una gran mole di gioco offensivo con 43 azioni di cui 12 (28%) giunte a conclusione, mentre il Milan 40 sviluppi di cui 8 a conclusione (20%). Già questi dati danno l’idea di una minore efficienza offensiva dei rossoneri che vista la particolare aggressività di D’Ambrosio in pressione hanno orientato il gioco offensivo per il 27% sulla corsia destra ed il 69% nella zona centrale del campo. Sia in ottica flussi di gioco (Suso) che accentratori (Piatek) i rossoneri sono stati piuttosto prevedibili nelle scelte e mai particolarmente fantasiosi. Dall’altro lato l’Inter ha mostrato subito dopo pochi minuti di aver compreso la difficoltà del Milan nella gestione degli half-spaces e di volerla rigirare a proprio favore. Offensivamente i nerazzurri hanno proposto un 1-4-2-3-1 che vedeva gli esterni offensivi larghi e pronti a portarsi a ridosso della zona interna del campo, una punta centrale mobile sia incontro ai centrocampisti che ad attaccare la profondità ed un centrocampista incursore (Vecino) a stazionare la trequarti agendo da rifinitore ma anche da attaccante aggiunto su palla laterale.

Dopo appena 2 minuti di gioco l’Inter costruisce dal basso in 4 + 2 con i terzini collegati occupando tutta l’ampiezza del campo, stazionando in zona di rifinitura con Vecino ed avendo la possibilità eventuale di giocare in profondità sulla punta Martinez. Da un rapido scambio fuori-dentro e l’innesco di quella che dinamicamente era una mezzapunta Vecino nasce l’azione della prima rete della gara che ha portato inevitabile pressione sugli avversari.

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Dagli stessi spazi intermedi sfruttati dall’Inter e mai arginati dal Milan neanche con i due mediani è nata anche l’azione al 65 del secondo tempo che ha portato l’incursione di Politano ed il penalty concesso e trasformato dai nerazzurri che, nonostante un forcing finale dei rossoneri dopo il momentaneo 2-3, ha di fatto chiuso la gara.